La lusinga

Ho chiesto a una mia cliente l’autorizzazione a pubblicare un’analisi chiara e lucida che ha scritto su se stessa, a seguito di una delusione amorosa. Credo che valga la pena di essere condivisa.

Mi sono per gran parte della mia vita considerata una nullità. Solo dopo anni di esperienze, sofferenze, sedute di psicoterapia e counseling, finalmente ho riconosciuto il mio valore. 

Incontro un uomo di bell’aspetto, “intelligente”, acculturato, ben educato, simpatico, “sensibile” che apparentemente s’innamora di me. M’innamoro di lui.

Ecco che finalmente credo di aver incontrato un uomo alla mia altezza, e non uno di quegli uomini poco sensibili, che mi si sono avvicinati e che ho frequentato in passato. Penso che finalmente, avendo cambiato l’idea e l’immagine che ho di me, qualcuno di più “elevato” si sia accorto di me. 

Ne sono lusingata. 

Proietto nella mia mente un grande film: ho trovato l’uomo per me, non sarò più sola, la nostra comunicazione sarà profonda, finalmente ho una relazione col maschile che da sempre sto attendendo.

Sin da quasi subito riscontro delle difficoltà nella relazione (poca comunicazione, scarsa attenzione e interesse nei miei confronti, poca generosità emotiva e affettiva); ciononostante decido di dargli fiducia. Penso che lui sia un uomo con grandi problematiche emotive e relazionali. Mi comporto come mai nella vita e nelle precedenti relazioni. Da donna, e non da bambina capricciosa, pronta ad accogliere ogni sua difficoltà o mancanza, pronta a comprendere, sfoderando una dote che non ho mai avuto: la pazienza. Sono determinata e convinta di potercela fare, di aspettare i suoi tempi, i suoi modi e attendo fiduciosa, rispettando la sua diversità.

Nonostante la lusinga, mi sento sempre più fragile e insicura, perché leggo nei suoi occhi la disapprovazione, anche se molto ben celata (come mi vesto, i miei capelli, i miei tatuaggi, la mia insufficiente cultura, il mio bon ton che lascia a volte a desiderare). Subentra in me il timore di non piacergli o di piacergli solo se rispetterò alcune regole, se mi adatterò ai suoi gusti, ai suoi modi di vedere e di essere. 

Resisto cinque mesi, frequentandolo pochissimo in verità, solo quando vuole lui e solo facendo cose che piacciono a lui. 

Finché un bel giorno gli dico che non sono felice, che lo scambio emotivo, affettivo, amoroso non è equo e che non può funzionare e lui sparisce: finito nel nulla. 

E io rimango come un “fico secco”.  

Ne deduco che:

All’inizio della relazione: Sono una donna di valore perché finalmente un uomo di valore mi ama.

Alla fine della relazione: Non sono una donna di valore perché un uomo di valore non mi ama.

Nel periodo dell’elaborazione del lutto: Non sono una donna di valore perché un uomo che credevo di valore non solo non mi ama, ma non è di valore e non me ne sono accorta.

Se ne deduce che tutto il lavoro introspettivo su di me è stato vano, visto che non ho riconosciuto una persona egoista o meglio, come è accaduto in passato, ho mitizzato chi mi stava di fronte.

Sono arrabbiatissima con me perché razionalmente so che è una follia che un tale uomo abbia messo in discussione chi sono e ciò che sono, ma soprattutto che io l’abbia permesso. E non mi capacito di come tutto sia potuto accadere e di come oggi mi senta: triste, delusa, vuota, apatica. Non ho più entusiasmo.

Spesso accade in amore che il nostro ego, pur di essere visto, riconosciuto, amato, permetta che il partner lo svalorizzi. Questo è capitato a me in passato, e a molte donne amiche e clienti che si sono rivolte a me. Il bisogno di attenzione, affetto e amore è un bisogno primario per l’essere umano e va da sé che nel caso in cui un bambino non ne riceva nella sua prima infanzia e a seguire, farà fatica a riconoscersi ed amarsi. Spesso mi chiedono: “Ma come faccio ad amarmi?” La risposta è più semplice di quanto non ci si possa aspettare: “Basta conoscersi nel profondo e accettarsi, ovvero riconoscere e accettare tutte le parti di sé, positive e negative, che vanno a caratterizzare la nostra imperfetta umanità. 

Questo è un passaggio obbligato per crescere, evolvere e non ricadere più in dinamiche affettivo-amorose sbagliate.