Siamo umani, per questo siamo esseri imperfetti, al diavolo la perfezione!
Se fosse tutto fottutamente perfetto non commetteremmo mai errori, che ci rendono migliori, non avremmo un cuore che ci rende vivi anche quando soffriamo, e non vivremmo nelle nostre grandi passioni che ci nutrono e distruggono insieme.
Io la chiamo “imperfezione perfetta” che ci rende dannatamente speciali.
(Annalisa Carrera)
Venerdì 3 febbraio ho presentato la mia nuova conferenza dal titolo: “La forza straordinaria dell’imperfezione e della debolezza umana”, che si concludeva proprio con la citazione di cui sopra.
Al mio fianco la scrittrice Cinzia Collu che ha letto i brevi racconti che anticipavano le slide e le mie spiegazioni. Ho parlato di spiritualità dell’imperfezione e di argomenti importanti e forse difficili da “assimilare”, quali errori, colpe, limiti, umiltà, perdono, liberazione dall’attaccamento, gratitudine, tolleranza, e molto altro ancora.
A breve la registrazione della conferenza sarà pubblicata su questo sito e potrà essere visionata, ascoltata e da voi commentata, se lo riterrete utile.
Propongo solo uno dei brevi racconti letti:
Un fratello di Scetis commise una colpa. Fu convocata un’assemblea a cui fu invitato l’abba Mosè (detto Mosè il nero), ma egli non si presentò. Allora il sacerdote mandò qualcuno a dirgli: “Vieni, tutti ti aspettano”. Ed egli andò, portando con sé una caraffa crepata piena d’acqua. Gli altri monaci gli andarono incontro e chiesero: “Che cos’è questo, Padre?” L’abba rispose: “I miei peccati mi seguono e io non li vedo e oggi sto venendo a giudicare le colpe di un altro”. A queste parole gli altri non rimproverarono nulla al fratello, ma lo perdonarono.
Morale: chi è senza peccato, scagli la prima pietra! Un monito a ognuno di noi.
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