Quante donne si rivolgono a veggenti, cartomanti, channeler e quant’altro per problemi di amore, di tradimenti, di ferite subite o inferte. E’ la disperazione e la sofferenza, è la necessità di essere riconosciute, accolte, comprese che spinge loro a chiedere aiuto ad altre dimensioni, a consulenti spirituali, olistici o esoterici.
Credo che il bisogno che abbiamo in generale di rivolgerci a un certo tipo di canali rientri nel bisogno del bambino (che è in noi) che vuole essere protetto, sostenuto, consigliato, riconosciuto e accolto dalla propria madre.
Ieri sera ho rivisto Matrix e devo dire che ha interessanti anche se agghiaccianti spunti di riflessione.
Una frase molto significativa che riprende questo concetto è la seguente:
L’oracolo dice solo ciò che si ha bisogno di sentirsi dire.
Concordo pienamente!
E sempre a proposito di donne….Ho trovato questo spunto scritto da una donna, la trovo una “perla di saggezza”…
Quando il dolore arriva, ci sono donne che lo inghiottono a sorsate amare. Altre invece lo sputano in faccia a chi glielo procura. Tutte però raccolgono i brandelli di se stesse. Come fare allora? Come gestire quel dolore che tante volte ci fa sentire così fragili e sopraffatte? Quali sono gli strumenti per interpretarlo e curarlo?Il dolore va prima di tutto liberato. Non però con una mitragliata sparata a caso, ma facendolo defluire. Una donna non può essere veramente libera, se non lascia libero il suo dolore passato, una volta per tutte. E non può essere veramente forte se non affronta con coraggio il suo dolore. Ci sono donne che non parlano delle loro ferite. Dicono « Sì, sì è il mio dolore » e chiudono il discorso. Mettono una pietra sopra perché è stato loro insegnato a reprimere, a nascondere. Ci sono altre donne invece che lasciano crescere quel dolore segreto a dismisura, occupando tutta la cella in cui si è imprigionato, come se volessero farlo esplodere. E infine ci sono donne che hanno trovato il coraggio di liberarlo, quel dolore. Sono scese giù negli scantinati bui dell’anima, con una lanterna in mano e le chiavi nell’altra. Hanno respirato quell’odore di muffa e di pietre marce, hanno girato la chiave nella toppa arrugginita e hanno detto con un cenno: «Forza, esci e vattene ». E il dolore se n’è andato, ululando e guardandole per un’ultima volta. È svanito con il suo lezzo di luoghi chiusi. Negli occhi di queste donne c’era la voglia di ritornare forti e positive. Poi hanno desiderato subito l’aria fresca e sono corso fuori con tutta la forza delle loro gambe, saltando i gradini. Libere…(Simona Oberhammer)
Grazie Antonella!
La frase lascia trasparire la sofferenza e il buio interiore della donna che soffre, ma anche la sua rinascita dalle ceneri, più forte e temeraria che mai…