Nel mio primo post del 2019 vi racconto di una splendida giornata che ho trascorso nel 2018 😊…

“Voglio farti un regalo”, ho detto qualche giorno fa a mia madre. Voglio portarti in centro a Milano per farti respirare l’atmosfera natalizia.

Mia mamma è una donna di 90 anni che ne dimostra almeno venti di meno, sia nello spirito che nel fisico. Oggi l’ho portata a visitare la sua città natale. Era da molti anni che questo non avveniva e io non vedevo l’ora di mostrarle la Milano di oggi, moderna e all’avanguardia, totalmente differente da quella della sua gioventù.

Inizialmente, di fronte alla mia proposta, si è dimostrata un po’ reticente per via della carrozzella. La sua capacità deambulatoria è limitata, quindi non si poteva fare diversamente. Ma lei non si considera né anziana, né inferma e, col suo bastone, che lei simpaticamente chiama amico Fritz, si mostra spavalda nel suo incedere incerto. Ma non riesce a camminare per lunghi tratti e quindi quest’estate, a fatica, sono riuscita a convincerla ad acquistare una carrozzella.

Stamattina, quindi, carico la carrozzella in auto e raggiungiamo un posteggio di taxi a Milano. Chiediamo al conducente di mostrarci City Life, il quartiere della ex Fiera Campionaria, completamente riqualificato. Qui si ergono sontuosi palazzi e grattacieli che insieme ad altri in diverse zone della città hanno modificato lo skyline di Milano. Attraversiamo numerosi quartieri mentre la mamma guarda fuori dal finestrino e riconosce a stento la città in cui è nata.

Poi proseguiamo verso il bosco verticale in zona Porta Garibaldi raggiungendo addirittura Piazza Gae Aulenti, senza scendere dal taxi. Il taxista ci mostra le Torri Garibaldi, i grattacieli del Bosco Verticale, il palazzo della giunta regionale lombarda, la Torre Galfa, il Grattacielo Pirelli e l’imponente Unicredit Tower, il grattacielo più alto d’Italia con i suoi 231 metri.

La mamma si guardava intorno incuriosita e stupita. Poi ci siamo dirette in Duomo e qui, dopo aver salutato il simpatico taxista, è incominciata la seconda parte della nostra gita.

La mamma sale in carrozzella, e subito ci accorgiamo del gigantesco albero di Natale che hanno posizionato in Piazza del Duomo, ma non è quello che le interessa: mi chiede di andare a vedere quello luccicante e sfavillante di Swarovski sotto la Galleria Vittorio Emanuele II.

Migliaia di persone, ma devo ammettere che, con mia gran sorpresa, appena vedono una carrozzella con un anziano sopra si fermano, ti lasciano il passo, ti salutano e ti fanno gli auguri.

Foto di rito all’albero di Natale, il cui valore non osiamo neanche immaginare o ipotizzare. Poi ci allontaniamo indirizzandoci verso Via Agnello e Piazza del Liberty dove c’è la Pizzeria Charleston, in cui abbiamo già pranzato o cenato in passato. Il cameriere ci fa i complimenti perché sorridiamo, dice che ormai non sorride più nessuno e non è bello lavorare senza sorrisi. Due birre, una pizza io, salsicce e fagioli lei, due fette di un leccornioso castagnaccio. E poi via a fare shopping in Corso Vittorio Emanuele II.

Prima tappa Carpisa, dove mia mamma incontra una commessa che aveva già conosciuto in un altro negozio vicino a casa. E poi vetrine con vestiti sfavillanti, pailletes ovunque, sfarzo, prezzi inavvicinabili.

E ancora: artisti di strada ovunque e ogni qualche minuto ci fermiamo e ci godiamo lo spettacolo. Addirittura durante una performance di ballerini rap un bellissimo ragazzo simula uno spogliarello davanti alla mamma e le butta addosso la maglia e poi la bacia. Lei ride divertita. Avevo notato che quel ballerino, very cool (N.d.A. molto figo), guardava ripetutamente dalla mia parte: avevo creduto avesse puntato me, e invece… il suo obiettivo era mia mamma! Mi ero illusa, poco male.

Proseguiamo, entriamo in un negozio di Brosway per acquistare il regalo a un’amica. E poi via verso i mercatini di Natale attorno al Duomo. In una vendono tazze e tazzine, piatti e vassoi fiorati molto particolari e mia mamma non si fa scappare l’occasione. Lei non sa rinunciare a fare shopping, mai! Scende dalla carrozzella, portafoglio alla mano e ordina: tre tazzine da caffè e piattini, tre tazze da tè e piattini, due vassoi, uno ovale e uno rotondo, e quattro piattini da dolce, tutto rigorosamente rosa come la sua casa-bomboniera. Risale tutta contenta e soddisfatta sulla sua city car (carrozzella fa meno figo) e con la pesante borsa sulle sue gambe raggiungiamo il taxi.

Prima di partire la mamma aveva detto che avremmo dovuto trovare un taxi con un grande bagagliaio per trasportare la carrozzella. Quando dice qualcosa, mia mamma, si avvera sempre. Il primo taxista, un ragazzo giovane davvero disponibile, cerca di caricare la carrozzella, facendo una fatica immane, cambiando posizione, voltandola e rivoltandola, tirando giù un sedile, ma niente da fare. Ci indirizza ad altri taxi. Le risposte sono: no, no, no. Finalmente un sì. E di nuovo siamo fortunate. Il conducente è simpatico. Uno dei sette milanesi doc rimasti a Miliano, afferma e ride. Fa battute in dialetto.

Eccoci qui, stanche ma felici e soddisfatte. Stiamo tornando a casa in taxi con una borsa piena di piatti e tazzine, la carrozzella nel baule, e ridiamo scambiando battute con questo cordiale ed affabile taxista. È un sagittario come me, nato nel mio stesso anno a pochi giorni di distanza da me, io il 7, lui il 15 dicembre dell’ormai lontano 1961.

Ma cosa dovrebbe dire mia mamma che è nata nel 1929?

Quando giungiamo alla nostra auto, l’uomo ci saluta e ci bacia. Ci scambiamo reciprocamente gli auguri. Non lo incontreremo mai più, peccato.

Sto riflettendo su questa inusuale giornata in compagnia della mamma nella Milano che amo, ed è con grande stupore che realizzo che il regalo non l’ho fatto io a lei, ma lei insegnandomi qualcosa che non ha mai letto o studiato sui libri, che non ha compreso frequentando corsi di meditazione e di crescita interiore e spirituale, o durante annose sedute di psicoterapia e counseling, ma semplicemente vivendo.

Un qualcosa che oggi reputo l’unica vera spiritualità: la gioia e la voglia di vivere sempre e comunque, di apprezzare la Vita che Dio o chi per Lui ha voluto magicamente donarci.

Voglio farti un regalo, ti ho detto qualche giorno fa. Ma mi sbagliavo perché oggi il regalo me l’hai fatto tu, mamma, offrendomelo su un vassoio trasparente come il cristallo.
Ho inseguito per anni questa comprensione, questo traguardo di consapevolezza, ma solo oggi la sto interiorizzando nel profondo e non solo a parole.

Questo è il vero senso dell’esistenza. Amare la Vita.

È così semplice, così alla portata di tutti eppure così lontano e nascosto ai più. La verità risiede nel semplice. Il senso della vita è molto più elementare di quanto io abbia creduto. Questa oggi è la mia verità.

Grazie mamma, in realtà questo è il secondo regalo che mi fai, il primo me lo hai fatto 57 anni fa concependomi con un atto di amore col mio grande papà.

Viva la Vita, me lo hai insegnato da sempre, mamma, ma solo oggi con grande stupore l’ho realizzato.